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Ci sono due regole fondamentali da mettere in pratica quando si assume la pillola contraccettiva e si deve seguire una cura con altri medicinali: parlarne prima col medico e, se si tratta di un farmaco di automedicazione, chiedere al farmacista oppure leggere il foglietto illustrativo del principio attivo da assumere.
Le sostanze farmacologiche alle quali prestare attenzione sono poche, ma il problema è che hanno effetti diversi. Alcuni “sabotano” la capacità contraccettiva degli ormoni, mentre altri possono potenziarla. In tutti i casi, è sempre meglio valutare insieme al medico la possibilità di modificare la cura utilizzando un altro farmaco che non interagisca con gli ormoni. E se proprio non ci sono vie d’uscita, va tassativamente usato anche un metodo contraccettivo non ormonale.
Sì allora al profilattico in caso di rapporti durante il periodo di cura. Ma attenzione: anche se la cura dura pochi giorni, è meglio mantenere la doppia contraccezione fino all’inizio di un nuovo blister di pillola. E in caso di dubbio, è meglio parlarne al più presto col ginecologo.
È consigliabile anche incrementare la quantità di acqua minerale che si beve giornalmente, per aiutare il sistema renale a smaltire il medicinale. Questo è un consiglio utile soprattutto quando il contraccettivo ormonale potenzia gli effetti collaterali dell’altra cura in corso.
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I medicinali sulla “lista nera”
I maggior imputati sono gli antibiotici e in particolare alcuni principi attivi: rifampicina, rifabutina, griseofulvina. Queste sostanze possono diminuire l’efficacia dell’anticoncezionale ormonale.
E non serve assumere i due farmaci ad ampia distanza uno dall’altro, come alcuni sostengono erroneamente. L’emivita, cioè il tempo trascorso nell’organismo, di entrambi i principi attivi è di almeno 12 ore e questo fa sì che comunque il rischio permanga.
Massima prudenza anche nel caso di terapie cortisoniche. Qui non viene messa a repentaglio la copertura contraccettiva; gli ormoni però possono modificare l’effetto del cortisonico, con effetti diversi a seconda del principio attivo. Per esempio, l’effetto incrementa leggermente con il betametasone e si prolunga con l’idrocortisone e il desametasone.
Si verifica, invece, un leggero aumento degli effetti collaterali nel caso del prednisolone e del prednisone. Gli effetti collaterali possono incrementare anche tra chi assume gli antidepressivi, soprattutto quelli che agiscono sul re-uptake della serotonina.
A differenza di quanto accade col cortisone, però, in questo caso si possono amplificare gli effetti della pillola, con un aumento della ritenzione idrica, del gonfiore al seno e talvolta delle crisi emicraniche.
Farmaci |
Effetto dell’interazione |
Antibiotici | Riduzione dell’efficacia contraccettiva |
Cortisonici | Modificazione dell’azione del cortisonico |
Antidepressivi | Aumento degli effetti collaterali del contraccettivo |
Prudenza anche con la medicina “dolce”
Per fare chiarezza sui rischi è sceso in campo anche il Ministero della salute che ha messo a punto un manifesto sui rischi dei rimedi naturali.
Chi assume la pillola contraccettiva, per esempio, dovrebbe evitare di prendere l’iperico (erba di san Giovanni): questo rimedio viene utilizzato come antidepressivo nelle forme lievi con un’azione confermata da studi clinici. Il problema è però l’utilizzo in combinazione con i contraccettivi ormonali. Sono stati riportati infatti casi di ripresa del ciclo mestruale con perdita della “copertura”.
Vale la regola anche di limitare l’uso del pompelmo: contiene un principio attivo che può alterare il metabolismo epatico di molti medicinali, tra cui la pillola.