Le perdite da impianto sono un fenomeno che si riscontra in molte donne nel periodo iniziale della gravidanza, più precisamente poco dopo la fecondazione.

Di seguito se ne fornirà una definizione chiara ed esaustiva, se ne descriveranno le caratteristiche e saranno fornite informazioni utili per riuscire a identificarle.

Cosa sono le perdite da impianto?

In medicina, una perdita da impianto è una forma di spotting di sangue lieve, tipo macchie, che si verifica a seguito del concepimento, ossia quando l’ovulo, una volta fecondato, si attacca alla parete della cavità uterina. Per comprendere nel dettaglio di cosa si tratta, è fondamentale fornire una panoramica relativa a ciò che accade in questo contesto nel corpo della donna.

La prima fase del concepimento è la fecondazione, che coinvolge diversi elementi dell’organo genitale femminile. L’ovulo, una volta uscito dalle ovaie si dirige verso le tube di Falloppio, ovvero due canali sottili che collegano le ovaie all’utero. Nelle tube avviene l’incontro tra ovulo e spermatozoo, la vera e propria fecondazione avviene con la fusione di ovulo e spermatozoo, dando origine allo zigote, ovvero la prima fase di crescita del nuovo organismo.

Una volta creatosi lo zigote, che diventerà poi embrione, si sposterà verso l’utero, dove avrà luogo la fase di annidamento, quella in cui la cellula uovo si attacca alla parete uterina e la mucosa che la riveste, chiamata endometrio, si ispessisce creando una protezione simile a un nido.

L’impianto di un ovulo fecondato è così definito proprio perché quello che avviene è un “attecchimento” dell’embrione nell’utero, che poi crescerà fino a diventare un feto. Questa fase avviene circa dopo 6-10 giorni dal concepimento e può dare origine proprio alle perdite da impianto, che sono assolutamente normali e fisiologiche.

Quando e perché si verificano?

Le perdite da impianto si verificano di solito una o due settimane dopo la fecondazione. È stato stabilito questo lasso di tempo, tenendo in considerazione quanto ci vuole allo spermatozoo per incontrare l’ovulo e il tempo di sopravvivenza degli spermatozoi all’interno dell’utero.

In generale queste piccole perdite hanno una durata di due/tre giorni e si verificano perché l’endometrio è colmo di vasi sanguigni. Di conseguenza, quando l’ovulo fecondato si impianta durante l’ultima fase del processo di ovulazione, alcuni di questi vasi, che si trovano in quel punto, si possono rompere e causare sanguinamento.

È a causa di ciò, che escono queste gocce di sangue, destando preoccupazione nella donna che, comunemente, le confonde con il ciclo mestruale, anche perché sono spesso associate a leggeri crampi in corrispondenza dell’utero. Va specificato, però, che le perdite da impianto non rappresentano un rischio per la gravidanza.

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Come riconoscere le perdite da impianto

Di frequente le donne tendono a confondere questo fenomeno con le mestruazioni, perché solitamente lo spotting avviene nello stesso periodo del ciclo mestruale e anche perché la donna in quel momento può non sapere ancora di essere incinta.

Fortunatamente ci sono degli aspetti distintivi da considerare, per cogliere le differenze specifiche e capire se si tratta o meno di perdite da impianto. Tra queste vi sono:

  • il colore: rappresenta il primo fattore, che permette di capire se il sanguinamento è di natura mestruale o meno: infatti, a differenza del sangue da ciclo che è di colore rosso brillante, le perdite da impianto sono di un colore più tenue, tendente al marrone o al rosa;
  • la consistenza: le perdite da impianto hanno una consistenza diversa rispetto a quelle da ciclo: queste ultime sono, infatti, più dense rispetto alle prime;
  • la quantità: mentre il ciclo prevede un flusso di sangue più o meno costante, le perdite da impianto prevedono solo poche gocce per un brevissimo periodo.

Oltre alle caratteristiche visive, le perdite da impianto si distinguono dalle mestruazioni anche per i sintomi a esse legati. Le mestruazioni, infatti, possono causare crampi addominali forti e altri cambiamenti a livello sia fisico che ormonale. In generale, è possibile affermare, invece, che le perdite da impianto non hanno una sintomatologia definita: possono provocare dei dolori lievi a livello dell’utero, tuttavia si tratta di una condizione che non si verifica spesso, a differenza di altri sintomi più frequenti quali nausea e crampi leggeri.

Inoltre, essendo legate alla gravidanza, le perdite da impianto sono seguite anche da ulteriori segni, che risultano un campanello d’allarme affinché la donna capisca di essere incinta:

  • nausea;
  • voglie;
  • affaticamento;
  • maggiore sensibilità alle mammelle;
  • minzione frequente;
  • aumento della temperatura basale, ossia un incremento della temperatura corporea misurata appena svegli.

donna con un punto interrogativo davanti alla vagina

Durata e informazioni utili sulle perdite da impianto

Generalmente, il sanguinamento legato alle perdite da impianto ha una durata di qualche giorno e non deve destare preoccupazioni per la salute. Può succedere, però, che in alcune pazienti tali perdite durino per molti giorni; in questo caso è consigliabile consultare il proprio ginecologo e fare una visita di controllo, in modo tale da ottenere una diagnosi accurata.

Ci sono, infatti, altri eventi che possono portare a un sanguinamento vaginale diverso dal ciclo mestruale:

  • infezioni o irritazioni: anche le infezioni e le irritazioni a livello della vagina possono causare tale fenomeno; un esempio sono le cisti, non molto semplici da individuare in maniera autonoma, perché spesso asintomatiche;
  • aborto spontaneo: nel caso in cui ci sia una gravidanza in corso, perdite anomale possono preannunciare il rischio di un aborto spontaneo;
  • gravidanza extrauterina: perdite anomale possono segnalare la minaccia di una gravidanza extrauterina, che si verifica quando l’impianto della blastocisti avviene al di fuori della cavità uterina.

Nel caso in cui si abbiano dubbi sulla natura delle perdite, è fondamentale consultare il proprio ginecologo, così da accertarsi delle proprie condizioni di salute, soprattutto se si è in gravidanza. Durante la visita, infatti, il medico potrà indicare la necessità di sottoporsi a ulteriori test ed esami per comprendere la causa e la natura di tale fenomeno. Tra questi vi sono:

  • analisi del sangue: in caso di concepimento è importante vedere il livello dell’ormone beta HCG, che è normalmente misurato nelle prime settimane di gravidanza;
  • esame a ultrasuoni: questo tipo di ecografia aiuta a capire una serie di elementi, per esempio se la gravidanza è all’interno dell’utero, com’è il livello del sangue, qual è lo stato della placenta e se il battito è normale.

Per quanto riguarda il trattamento, se il dolore addominale è troppo forte, il ginecologo potrebbe consigliare dei farmaci, per diminuirne l’intensità. In ogni caso, può essere utile usare anche delle tecniche di rilassamento, per allentare la tensione e gli effetti psicologici di tale fenomeno.

È fondamentale precisare che in alcuni casi le perdite da impianto non si verificano: questo non è indice che qualcosa sia andato storto, perché ogni gravidanza e ogni donna è diversa, quindi non necessariamente i sintomi ad essa associati sono gli stessi. Le probabilità che si presentino, però, sono più alte per le donne che affrontano la prima gravidanza.

Le perdite da impianto, inoltre, possono comparire anche in caso di fecondazione assistita, come la fecondazione in vitro: quando tutto il processo di procreazione viene realizzato in laboratorio e poi l’embrione viene impiantato nel corpo della donna. Anzi, di solito in questo caso un lieve spotting è ritenuto una conferma dell’avvenuta riuscita del concepimento.

In caso di dubbi o domande in merito al proprio stato di salute è fondamentale contattare immediatamente il proprio ginecologo, che saprà fornire alla paziente una diagnosi accurata e individuare il trattamento più opportuno.

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