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Qual è il normale pH della vagina e perché è importante mantenerlo?
Il pH è una scala compresa tra 1 e 14 utilizzata per descrivere il grado di acidità di una sostanza: un numero più basso indica una maggiore acidità, mentre un valore più alto indica una sostanza più alcalina.
Il pH vaginale normale è compreso tra 3,8 e 4,5 ed è acido a causa della presenza dei batteri lattobacilli, che secernono acido lattico e perossido di idrogeno, entrambi sostanze acide.
Il mantenimento dell’equilibrio del pH della vagina è fondamentale per la salute vaginale. Un pH più alto e più alcalino può permettere ai batteri di crescere fino a livelli che causano infezioni, come la vaginosi batterica (VB) e l’infezione vaginale da lieviti (candidosi).
Cause del cambiamento del pH vaginale
- Infezioni: sebbene un’alterazione del pH possa creare un ambiente che determina un aumento del rischio di infezioni, diverse infezioni e condizioni, come la vaginosi batterica e le Malattie Sessualmente Trasmissibili, possono causare un’alterazione del pH.
- Fase della vita e del ciclo mestruale: il pH vaginale può cambiare nel corso della vita. Di solito è superiore a 4,5 prima che si abbia la prima mestruazione e di nuovo dopo la menopausa. Il sangue ha un pH più alto dell’ambiente vaginale: durante le mestruazioni, quindi, la presenza di sangue mestruale può aumentare i livelli del pH vaginale.
- Rapporti sessuali: durante il sesso, il livello del pH all’interno della vagina si alza in maniera provvisoria, rendendo l’ambiente normalmente acido più alcalino per proteggere gli spermatozoi in modo che possano raggiungere l’ovulo. Lo sperma è alcalino, l’opposto dell’ambiente acido della vagina e quando entra nella vagina, può aumentare temporaneamente il pH.
- Lavande vaginali: le soluzioni utilizzate per le lavande interne eliminano i batteri buoni, influenzando e potenzialmente modificando l’equilibrio del pH vaginale.
- Farmaci: gli antibiotici possono avere un effetto sull’equilibrio batterico nella vagina, con conseguente alterazione del pH.
Come testare il pH vaginale
In caso di particolari sintomi vaginali è consigliabile misurare il pH vaginale per identificare l’eventuale presenza di un’infezione. L’esame può essere effettuato a casa utilizzando strisce per il test casalingo oppure recandosi presso un operatore sanitario.
Uso delle strisce/tamponi per il test casalingo
Se si sospetta un’infezione, nonché per determinare il tipo di infezione più probabile, è possibile utilizzare strisce per il test casalingo. Un risultato alcalino indica che i sintomi sono causati più probabilmente dalla vaginosi batterica rispetto all’infezione vaginale da lieviti, mentre un risultato acido indica che i sintomi sono causati più probabilmente dall’infezione vaginale da lieviti rispetto alla vaginosi batterica.
I test casalinghi per la misurazione del pH vaginale sono disponibili come prodotti da banco e mostrano una buona corrispondenza con la diagnosi del medico, ma è importante notare che un test positivo (pH elevato) non significa che sia sicuramente presente un’infezione.
Consulto con un operatore sanitario
Per stabilire il pH vaginale di una donna, un operatore sanitario può utilizzare delle strisce reattive: se il pH vaginale non rientra nell’intervallo della norma, l’operatore sanitario cercherà di diagnosticare un’infezione utilizzando una combinazione di pH, esame microscopico delle secrezioni vaginali, odore di ammina, coltura, preparato a fresco e colorazione di Gram.
Se sospetta un’infezione, infine, l’operatore può chiedere informazioni sull’anamnesi e sui sintomi della paziente ed esaminare ulteriormente la vagina.
Come riequilibrare il pH vaginale e ripristinare un valore ottimale
Sono molte le cose che si possono fare a casa per migliorare o evitare uno squilibrio del pH vaginale.
- Utilizzare ovuli di acido borico;
- Inserire i probiotici nella dieta: in una vagina sana i batteri “buoni”, noti come lattobacilli, sono numerosi. Oltre a combattere le infezioni, questi batteri aiutano a mantenere in equilibrio il pH vaginale. I lattobacilli si trovano negli integratori probiotici e sono naturalmente presenti in numerosi alimenti fermentati. Possono, quindi, essere assunti per via orale sotto forma di integratori probiotici, per via intravaginale o in alimenti probiotici come yogurt, kefir e kimchi;
- Gestire lo stress: lo stress può provocare un’impennata dei livelli di cortisolo, che è stata associata alla vaginosi batterica e all’infezione vaginale da lieviti, anch’esse legate a un’alterazione del pH;*
- Ridurre o smettere di fumare: dalle ricerche emerge che le fumatrici possono avere una maggiore probabilità di sviluppare la vaginosi batterica; alcuni studi indicano, inoltre, che le non fumatrici hanno una percentuale maggiore di lattobacilli nel loro microbiota vaginale rispetto alle fumatrici;*
- Evitare alcune pratiche igieniche: alcune ricerche hanno dimostrato che le lavande vaginali sono fortemente legate alla vaginosi batterica, che a sua volta è associata a un’alterazione del pH vaginale.* Si consiglia, inoltre, alle donne di evitare i detergenti vaginali profumati e gli assorbenti esterni o interni profumati e di pulire la vulva e la vagina con solo acqua tiepida o con detergenti specifici per i genitali femminili esterni;
- Evitare alcuni tipi di biancheria intima: la biancheria intima realizzata con tessuti naturali, traspiranti e assorbenti, come il cotone, può contribuire a evitare condizioni di eccessivo calore e umidità, che favoriscono la crescita dei batteri nocivi e provocano un’alterazione del pH. Fondamentale è, inoltre, lavare la biancheria intima con un detergente ipoallergenico;
- Praticare sesso sicuro: lo sperma è alcalino e le evidenze indicano che una maggiore esposizione allo sperma può aumentare il rischio di vaginosi batterica e di infezione vaginale da lieviti, condizioni spesso associate ad alterazioni del pH.*
L’uso del preservativo durante i rapporti sessuali, quindi, può prevenire l’effetto alcalino dello sperma sul pH vaginale. Allo stesso modo, l’utilizzo di dental dam e copridita durante i rapporti sessuali può contribuire a prevenire l’introduzione di ulteriori batteri nella vagina.
*Se i sintomi vaginali sono di natura grave o non scompaiono dopo il trattamento domiciliare, si consiglia di rivolgersi a un professionista sanitario che possa diagnosticare la condizione e fornire assistenza e consigli sul trattamento più appropriato.