Indice
Si definisce “menopausa” la cessazione permanente del sanguinamento mestruale in seguito all’assenza di mestruazioni per almeno 12 mesi. La menopausa si verifica in tutte le persone nate con le ovaie, salvo nei casi in cui questi organi vengano rimossi nei primi anni di vita.
La menopausa è caratterizzata da cambiamenti ormonali dovuti a una riduzione dell’attività ovarica e da livelli più bassi di estrogeno. La diminuzione dei livelli di estrogeno è spesso la causa di diversi sintomi, come vampate di calore, sudorazione notturna, riduzione delle funzioni cognitive e sbalzi di umore che le donne manifestano negli anni immediatamente precedenti e durante la menopausa.
La menopausa, che compare in modo naturale fra i 40 e i 60 anni, segna il momento di passaggio tra la perimenopausa (fase di transizione verso la menopausa) e la postmenopausa. La menopausa, però, può essere anche indotta artificialmente per effetto di alcuni trattamenti, come interventi chirurgici, chemioterapia o radioterapia.
Durante la transizione verso la menopausa, la costante diminuzione dei follicoli ovarici, presenti in numero finito alla nascita, porta a una riduzione dei livelli di estrogeno, detta anche ipoestrogenismo. Nel periodo di premenopausa, gli estrogeni e le inibine prodotte dalle cellule della granulosa dell’ovaio agiscono sulle gonadotropine attraverso l’asse ipotalamo-ipofisario riducendo la produzione degli ormoni follicolo-stimolante (FSH) e luteinizzante (LH). Per effetto dell’esaurimento degli estrogeni e delle inibine durante la menopausa, la produzione di FSH e LH non è più inibita e i livelli di questi ormoni aumentano fino a che l’ovulazione non si verifica più e le mestruazioni cessano.
I recettori degli estrogeni (a e b) nei tessuti di vulva, vagina, basse vie urinarie e pavimento pelvico possono subire gli effetti della carenza di estrogeni conseguente alla menopausa: nelle donne in menopausa è stata, infatti, osservata solo la presenza dei recettori degli estrogeni di tipo b.
Aspetti positivi della menopausa
Con l’arrivo della menopausa, le ovaie smettono di rilasciare ovuli, mettendo fine al ciclo mestruale e ai sanguinamenti mensili. Questo significa che non c’è più bisogno di acquistare assorbenti esterni o interni e non c’è più il rischio di perdite o sanguinamenti improvvisi.
L’assenza di ciclo mestruale implica la scomparsa del rischio di gravidanza: questo significa che le donne in menopausa non devono preoccuparsi di gravidanze indesiderate. L’assenza di ciclo mestruale significa anche che le donne in postmenopausa non manifestano più i sintomi premestruali che, in molti casi, sono associati a dolore e disagio.
I fibromi uterini sono formazioni benigne che spesso si sviluppano in presenza di alti livelli di estrogeno, ad esempio durante la gravidanza e la perimenopausa. I fibromi possono causare spotting e dolore addominale, ma con l’arrivo della menopausa iniziano a regredire e i sintomi diminuiscono.
Molte donne, infine, dichiarano di aver ritrovato una nuova vitalità negli anni successivi alla menopausa e di vivere uno stato che viene talvolta definito “gioia della menopausa”. Il ciclo mestruale, spesso, può mettere a dura prova le donne, sia dal punto di vista fisico che emotivo; pertanto, la cessazione delle mestruazioni dopo la menopausa può dare alle donne un senso di sollievo. Alcune donne dicono di sentirsi così perché non sono più preoccupate della maternità o della fertilità, hanno più energia per concentrarsi su sé stesse e, a volte, acquisiscono più sicurezza e autostima.
Suscettibilità alle infezioni durante e dopo la menopausa
La riduzione dei livelli di estrogeno nelle donne in postmenopausa porta a una diminuzione dei lattobacilli e a un innalzamento del pH intravaginale, che a loro volta causano una maggiore colonizzazione della vagina da parte di microrganismi nocivi e un’alterata suscettibilità ad alcune infezioni genitali.
- Vaginosi batterica: il cambiamento dei livelli di estrogeno e progesterone che avviene dopo l’inizio della menopausa può alterare la microflora vaginale, aumentando la suscettibilità alla vaginosi batterica.
Fra i tre tipi più comuni di vaginite (vaginosi batterica, infezioni vaginali da lieviti e tricomoniasi), la vaginosi batterica è quella con la prevalenza maggiore nelle donne in postmenopausa, con un’incidenza del 40-50%. - Infezione vaginale da lieviti (candidosi): come avviene per la vaginosi batterica, l’alterazione della flora vaginale provocata dai cambiamenti dei livelli ormonali può aumentare la suscettibilità alla candidosi.
La prevalenza della candidosi nelle donne in postmenopausa è del 20-25%. - Infezioni delle vie urinarie (IVU): le IVU sono le infezioni batteriche più diffuse tra le donne e la loro incidenza aumenta in modo significativo dopo l’inizio della menopausa.
I bassi livelli di estrogeno sono associati a una riduzione del volume dei muscoli vaginali e del pavimento pelvico; questa condizione, insieme ai cambiamenti vascolari che interessano i distretti pelvico e periuretrale e alla maggiore lassità dei legamenti pelvici, favorisce lo sviluppo di IVU.
L’aumento del pH vaginale dovuto alla perdita di lattobacilli rende la vagina più suscettibile alla colonizzazione da parte di Enterobacteriaceae, incrementando le probabilità di sviluppare IVU. Alcune evidenze, inoltre, indicano che il ripristino dei lattobacilli vaginali attraverso l’uso di estrogeni topici nelle donne in postmenopausa con IVU ricorrenti può portare a una marcata riduzione dell’incidenza di queste infezioni. - Malattie sessualmente trasmissibili (MST): in base ai comportamenti sessuali, le donne in peri e postmenopausa sono esposte a un rischio sempre maggiore di MST, anche se i tassi complessivi rimangono bassi rispetto a quelli in fasce di età più giovani.
Poiché i sintomi sono spesso non specifici o assenti, potrebbero essere interpretati erroneamente ed essere attribuiti alla menopausa.